“Se devo berlo decaffeinato preferisco non berlo proprio, il caffè è caffè!”
Diciamocelo, il decaffeinato è considerato un po’ la versione sfigata del caffè normale. Molti di noi quando chiedono “un deca” lo fanno, più o meno coscientemente, con un tono di voce leggermente più basso.
Ma se invece che chiamarsi “caffeina” l’avessimo chiamata “pappolina”? “Ehi Marco, il caffè lo vuoi con o senza pappolina?”
La verità è che tutti i giorni mangiamo cibo de – qualcosa. La pasta che mangiamo un giorno sì e l’altro pure ha subito un processo molto più forte (la raffinazione), eppure la chiamiamo semplicemente pasta. L’aggettivo “integrale” lo aggiungiamo al prodotto che invece è quello originario. Potremmo chiamare la pasta normale “devitaminizzata” e non saremmo certo in errore.
Perché invece questo approccio negativo verso il decaffeinato? Non abbiamo certo bisogno di questo machismo ostentato.
In primo luogo perché la caffeina, come tutte le sostanze psicoattive, dà assuefazione e quindi più ne assumiamo e meno ne avvertiremo l’effetto nei momenti veramente “da caffè”.In secondo luogo perché il caffè non è solo caffeina. Per molte persone, grazie alla forte presenza di polifenoli, rappresenta la principale fonte di anti ossidanti. Gli effetti anti ossidante ed anti infiammatorio svolti dal caffè sono totalmente indipendenti dall’apporto di caffeina. Sarebbe un peccato rinunciarvi, specialmente se piace come bevanda.
Suvvia, per chi, come me, ama sia il sapore del caffè che l’effetto della caffeina, il decaffeinato è utilissimo. Ci permette di bere molti più caffè conservando l’effetto psicoattivo originale della caffeina per i momenti in cui ne abbiamo realmente bisogno.
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